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VENEZIA MISTERIOSA

Immagine del redattore: scoprilitaliascoprilitalia

Oggi, sulle ali del mistero, planiamo in una Venezia nascosta e misteriosa, legata a storie e leggende, curiosià e racconti, realtà e finzione. Lo facciamo con Raffaella Fantini, fine conoscitrice della città e dei suoi angoli più nascosti. Davanti ad uno spritz veneziano, in una calda ed umida giornata di maggio, tra mille domande e in un fitto scambio di notizie, mi racconta una storia affascinante che annoto sul mio travelbook e che ora condivido con voi. La prima volta che andrete a Venezia non lasciatevi sfuggire questo luogo, addentratevi nella città, perdetevi tra calli e campielli fino a ritrovarvi immersi nella storia che sto per raccontarvi...


"Oggi voglio mostrarti l'aspetto insolito di una Venezia misteriosa e lugubre che nasconde tra guglie, archi e fondachi storie inquietanti e soprannaturali. Chiunque facendosi condurre da calli più o meno note, può raggiungere Campo Santi Giovanni e Paolo dove si troverà davanti all'omonima Chiesa e all'Ospedale Civile di Venezia. Al tempo della storia che sto per narrarti il bel portone di cui ti parlerò, non era l'accesso dell'odierno ospedale, era bensì l'entrata di una delle Scuole Grandi di Venezia , quella di San Marco. Le Scuole Grandi, per chi non lo sapesse, avevano scopi religiosi e umanitari, la cui costruzione era spesso direttamente finanziata da ordini di categorie. Nel 1260 fu iniziata la costruzione della Scuola, nel 1485 un incendio la distrusse, ma nel 1495 i lavori di ricostruzione ebbero inizio ed è proprio in questo lontano periodo che la nostra storia ebbe inizio; dunque, se volete emozionarvi e fare un salto nel tempo, seguitemi...

Cesco è felice, lo potete sentire mentre canta al ritmo del suo scalpello, è innamorato della sua adorata Fiorinda. Nel 1501, la giovane sposa si ammala, Cesco per salvarla fa di tutto, vende ogni suo bene, bottega compresa , ma  nulla servì, la giovane muore. Sconsolato, distrutto dal dolore ed ormai in miseria a Cesco non rimane altro che mendicare sul portale della Scuola Grande che lui stesso aveva contribuito a realizzare. Se vi avvicinate al portone, osservandolo con attenzione, troverete varie incisioni, molte sono di Cesco, che durante le notti fredde e interminabili, con un chiodo, si abbandonava al ricordo della sua antica arte e disegnava ciò che vedeva . 

Poco distante dalla Scuola Grande abitava una donna che aveva avuto un figlio con un levantino, un ebreo divenuto suddito turco. Il giovane vive con il padre e gode della ricchezza che il genitore gli accorda. Talvolta si reca a far visita alla madre e Cesco dalla sua posizione lo vede entrare ed uscire dalla casa. Il giovane è preda di un profondo conflitto, non era ne' ebreo, ne' veneziano, attribuisce la responsabilità di questa sua infame situazione alla madre, per questo, spesso, preso dall'ira, va da lei e la picchia. La donna sopporta gli sfoghi del figlio, continuando ad amarlo profondamente.  Una sera Cesco è attratto dal susseguirsi di passi sempre più veloci, vede il giovane levantino che come sempre si sta recando dalla madre e lo segue con lo sguardo. Ma quella sera il giovane è più nervoso del solito, cammina rapido, bramoso di raggiungere la casa . Quella fu l'ultima notte per la povera donna . Appena entra il giovane accoltella la donna e trascinato da un odio inarrestabile le strappa il cuore dal petto. Con il cuore stretto nella mano, ancora caldo e pulsante, si rende conto del gesto terribile appena compiuto, corre via dalla casa, esce in Campo, stringendo sempre il cuore nella mano. Nella furia folle della sua corsa inciampa e cadde. Il cuore della povera madre, ancora pulsante rotola a terra. Nel buio freddo della notte si ode una flebile voce ..." Figlio mio, sei caduto? Ti sei fatto male?"  Il levantino all' udire la voce ancora amorevole della madre impazzisce e si toglie la vita gettandosi nella laguna. Cesco, sdraiato sulla soglia del portone, vede tutto. Inorridito e con il cuore rotto dalla pietà per la povera donna, si fa testimone dell'accaduto; afferra il suo chiodo e sul portone disegna un uomo con il turbante da turco in testa ed un cuore in mano. Nelle notti buie e fredde, ancora si sentono i lamenti del levantino che cerca disperato il cuore della madre per poter sentire il calore dell'amore che tanto aveva disprezzato in vita."


Il nostro spritz è terminato, il tempo è passato veloce. La storia che Raffaella ha voluto condividere con noi fa venire voglia di andare subito a vedere quel portone e quel disegno, e chissà, forse a percepire il fruscio del levantino che si aggira ancora per il Campo.

Raffaella Fantini ha scritto il libro: "Il lato oscuro dell'anima", storia di una  Venezia tardo settecentesca, colta, raffinata e apparentemente ...  beh, leggerlo forse è la cosa migliore. - Buon viaggio a Venezia da Scelgo l'Italia -

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