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NAPOLI, IL CRISTO VELATO E "O" PRINCIPE

Oggi lo staff di Scelgo l'Italia ha seguito Raffaella Fantini, una delle sue Writers, a Napoli, in un viaggio ricco di arte, cultura, tradizioni, sapori e profumi. Dopo aver preso l'uscita Doganella della tangenziale, tra un babà, una pizza, un limoncello ed una sfogliatella arriviamo a Spaccanapoli. Emozioni a non finire nel racconto della nostra autrice, un pezzo da leggere tutto d'un fiato.

Ci sono luoghi dove il vociare della gente si fonde con la sonorità del mare fino ad impregnarsi di salso e iodio, poi si solleva lento, portato da una brezza marina tiepida, imbocca mille direzioni, talvolta guarda Posillipo e poi da Mergellina risale ed imbocca piazza Gesù Nuovo, si infila nel Decumano Inferiore e passando fa l’inchino innanzi al Monastero di Santa Chiara, pregna le vie tutte, scivola sulle pietre consumate delle strette viuzze, raccoglie altre voci, risale lungo i muri protesi verso il cielo; siamo a Spaccanapoli.  Qui si respira la passione con cui questo popolo vive la città e ne custodisce le sue più antiche tradizioni e credenze. Seguite il ticchettio dei vostri passi mentre lentamente risalite verso il Decumano Superiore, alla volta della Cappella di San Severo; questa è la meta odierna.


Se chiudete gli occhi per pochi secondi e lasciate che l’immaginazione prenda il sopravvento, potreste vedere un'enorme carrozza procedere verso di voi ed entrare nel Palazzo di Sansevero. Lasciate che vi presenti colui che fa capolino dal finestrino; “O’ Principe”! Raimondo di Sangro Principe di Sansevero, un personaggio a dir poco eclettico della Napoli settecentesca che della sua vita fece un infiaccabile campo di sperimentazione e assurse alla gloria perenne lasciando ai posteri veri capolavori , grandi intuizioni, studi incredibili e notevoli invenzioni. Lui era tutto e quel tutto lo usò, tra le tante cose, per dare luce ad un superbo gioiello di architettura tardo-barocca, la Cappella di Sansevero, dove è custodito il sublime Cristo Velato, opera del Sanmartino, patrimonio dell’umanità, che attira turisti curiosi da ogni dove. Ma non indugiamo oltre, entriamo. Subito resterete storditi dalla ricchezza di opere presenti in questa Cappella, questo eccesso potrebbe disturbare chi non è avvezzo al barocco, ma non fatevi fuorviare, mantenete la calma e regalatevi un po’ di tempo per eseguire una visita approfondita. Qui tutto è sospeso in un aria magica, che non può essere trascurata. Dipinti e opere paiono non toccate dal tempo, sappiate che gli affreschi del soffitto non sono mai stati restaurati, tutto è fuori dalla normalità, questo solo per introdurvi nel mondo magico del Principe.  All’entrata potrete prendere un’audioguida, io ve la consiglio, poiché tutto quello che vi troverete innanzi ha un significato ben preciso che non può essere compreso se non spiegato. Sappiate che Raimondo militava nella Massoneria napoletana e ne era un esponente di grande spessore, la Cappella è un vero e proprio testamento massonico-esoterico

Ma partiamo dall’opera somma del Sanmartino, il Cristo Velato, si racconta che quando Canova lo vide per la prima volta esclamò: ”Sarei pronto a dare dieci anni della mia vita pur di essere l’autore di un opera siffatta!” Mentre vi avvicinerete al Cristo, avrete come l’impressione di trovarvi a poca distanza dal cadavere del Messia. Il velo pare stoffa di mussola bagnata, che esalta il corpo scarno, enfatizza le rotule, il costato, i tendini, avvolgendo l’immagine in una pietosa sofferenza inferta da un martirio senza pari. Vi avvicinerete con il cuore già in empatia con quel corpo immobile e resterete sconcertati dal suo viso che in totale dicotomia con tutto il resto trasfonde una pace e serenità quasi incomprensibile. Una bellezza immobile che sfugge alla crudeltà dei potenti e rincuora l’osservatore nell’ultimo atto di amore incondizionato, come a voler dire “non ti torturare più guardando questo corpo, ora io sono in pace”.  Il realismo di questa scultura è tale da aver spinto il nascere di alcune leggende; cavalcando la nota fama di Raimondo alchimista e scienziato, per lungo tempo si era pensato che il velo fosse frutto di un procedimento chimico, studiato dal Principe, di cristallizzazione di un vero tessuto, così come la corona di spine, posta ai piedi, fosse una vera corona immersa in uno smalto bianco, un composto sempre frutto di sue sperimentazioni. Ad oggi siamo ancora in bilico tra magia e realtà… 

Questa non è però la sola opera meravigliosa presente in questo luogo, quando la commozione e l’emozione davanti al Cristo vi avranno colmato il cuore e sarete pronti ad andare oltre, lasciate che il vostro sguardo cada sulla dolcezza di un viso di donna. Quella che vedete alla sinistra del Cristo è “La Pudicizia” opera del Corradini ( che in teoria era il padre del bozzetto in creta del Cristo velato e che avrebbe anche dovuto esserne l’artefice, se non fosse morto prima). La statua de “La Pudicizia” fu voluta da Raimondo in onore della madre Cecilia, morta in giovane età. Il tema del velo è riprodotto dal Corradini in modo più leggero e discreto rispetto a quello del Cristo del Sanmartino, che ricordo essere stato scolpito successivamente, a me ha dato l’idea di essere come un evanescente pensiero pudico che prende forma ed avvolge la giovane. Anche in questo caso qualcuno avanzò l’ipotesi che non si trattasse di marmo scolpito, bensì di qualche invenzione alchemica, ma alla fine poco importa conoscere la verità; lasciare che i nostri occhi possano accarezzare con lo sguardo tanta bellezza, ripaga di tutto.  Come dicevo in questo luogo tutto ha un significato massonico-esoterico, il libro rotto ai piedi della giovane donna, vuole ricordare sicuramente la sua vita spezzata troppo presto, ma anche il sogno di molti alchimisti massoni di poter creare un elisir di lunga vita attraverso lo studio delle formule alchemiche e sconfiggere così la morte. Volgete ora lo sguardo dalla parte opposta della Cappella, di fronte alla giovane donna. Se c’è una madre da ricordare, vi è anche un padre, e dunque ecco qui, di fronte a voi, “Il Disinganno” un uomo che lotta per liberarsi da una rete, vi presento il padre di Raimondo, Antonio di Sangro, che dopo la perdita della moglie divenne uomo dissoluto, e poi penitente prese i voti. In realtà il messaggio che in questo caso il Principe vuole passare non è tanto quello di liberarsi dai vizi, come fece il padre, piuttosto dai preconcetti e dalle false conoscenze, per sperimentare e meglio comprendere i segreti dell’alchimia e dell’esoterismo. Sicuramente sarete affascinati dalla rete, che inutile dire fu tacciata di essere l’ennesimo esperimento di cristallizzazione del Principe. 

La visita è ancora lunga, spero di avervi a sufficienza incuriosito per decidere di programmare quanto prima un bel weekend a Napoli. Voglio solo aggiungere un ulteriore elemento degno di grandissima attenzione. Il Principe nella sua camera teneva due particolari cose, le macchine anatomiche. Si tratta dell’ennesimo esperimento di Raimondo; il sistema venoso di due corpi umani, uomo e donna, peraltro incinta, che grazie a un ancora ignoto demoniaco artifizio, sono rimasti intatti sfuggendo alla decomposizione di tutto il resto del corpo. Molti Napoletani ancora si domandano cosa sperimentasse il Principe quando vedevano bagliori e udivano suoni provenire dal suo laboratorio, inventore demoniaco o illuminato? Non si saprà mai, certo è che qualcuno, passando davanti al suo palazzo, ancora si fa il segno della croce, come per proteggersi dal diavolo! Dopo la visita, anche se è già sera, restate a Spaccanapoli, mangiatevi una bella pizza e gustate l’atmosfera che con la notte scende in questo luogo e…occhi aperti, “O' Principe nun è mort! Sta sempe cà!"


Il nostro tour per oggi finisce qui, davanti ad una pizza ed un boccale di birra, ma sempre immersi in questa magica atmosfera napoletana che Raffaella Fantini ci ha sapientemente fatto respirare. 

- Buon soggiorno a Spaccanapoli dallo staff di Scelgo l'Italia -

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