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Mantova: la città che sospira tra le acque e i sogni

  • Immagine del redattore: Antonella
    Antonella
  • 2 mag
  • Tempo di lettura: 3 min

"Torno" a Mantova, perchè dopo l'ultimo post, più lettori, forse in procinto di recarvisi, mi hanno chiesto di approfondire .... Senza diventare ripetitiva, spero di poterli accontentare....


C’è una città in Italia che non alza mai la voce, eppure ti resta dentro. Non fa rumore, ma ti prende per mano e ti accompagna come una carezza antica. Si chiama Mantova, ed è il segreto meglio custodito della Lombardia. Stretta in un abbraccio di laghi che sembrano messi lì apposta per proteggerla, Mantova non si visita: si ascolta, si respira, si sogna.


Questa non è solo una città d’arte. È una poesia in pietra, scritta nei secoli da architetti, pittori, poeti e cuochi. Ogni via, ogni portico, ogni riflesso sul lago Inferiore o sul Superiore o di Mezzo, racconta qualcosa. E se ti fermi un attimo in Piazza Sordello, magari verso sera, potresti anche sentire un’eco di danze rinascimentali o il passo leggero di Isabella d’Este.


Sì, perché Mantova ha una memoria viva. I Gonzaga, signori di queste terre per secoli, l’hanno vestita da regina. Il Palazzo Ducale è più un piccolo mondo che un edificio: oltre 1000 stanze, cortili nascosti, giardini pensili, e la Camera degli Sposi di Andrea Mantegna, dove il tempo si è fermato tra affreschi e illusioni prospettiche. Guardali quegli sguardi affrescati: sembrano sapere qualcosa che tu non sai.


A pochi passi c’è un altro scrigno, Palazzo Te, dove Giulio Romano ha giocato con l’architettura come un bambino geniale: mostri marini, giganti affrescati che fanno crollare i muri, grottesche, stucchi e stanze che sembrano sogni. Un luogo talmente eccentrico e visionario che ogni visita è diversa.


Ma Mantova non vive solo nel passato. Cammina leggera nel presente, con i suoi mercatini, le biciclette ovunque, i caffè con le sedie color pastello. Ha il passo lento delle città che si sanno belle e non hanno bisogno di dimostrarlo. Se ti capita di imbatterti in una vecchia osteria, chiedi della sbrisolona da spezzare con le mani, o dei tortelli di zucca con l’amaretto — dolcezza e sapidità, proprio come lei, Mantova.


Un segreto? Il tramonto dal ponte di San Giorgio. Quando il sole si specchia nei laghi e disegna la sagoma della città come in un’incisione d’oro, capisci perché Mantova è patrimonio dell’umanità. Ma tu non lo dire troppo in giro: è bello che resti un po’ nascosta, come una lettera d’amore in un cassetto.


E se vuoi vedere l’anima più intima della città, vai al Teatro Bibiena. Piccolo, prezioso, con la sua struttura a palchetti in legno e stucchi bianchi e oro. Lì ha suonato un giovane Mozart, e chissà se non sia proprio lì che ha deciso che la musica sarebbe stata la sua vita.


Mantova è fatta così: non ti prende per la gola, ma per il cuore. È una dama elegante che conosce il silenzio, ma che sa raccontarti storie infinite se sai ascoltarla. E quando te ne vai, non la lasci davvero: te la porti dentro come si fa con una poesia imparata da piccoli, o con un profumo che non sai dimenticare.


Mantova è un sussurro d'acqua e di pietra, un sogno rinascimentale che galleggia nel tempo — chi la incontra, non la dimentica, perché parla all’anima con la voce dolce dell’eterno. Buona visita Antonella di Scelgo l'Italia.

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