Oggi torniamo in terra d'Abruzzo con la nostra amica Lorella, amante dell'arte, dei viaggi, della natura, della cultura e della letteratura. Ha moltissimo da raccontarci, quindi dopo una deliziosa granita al caffè che ci rinfresca e rischiara la mente in una giornata di caldo afoso, accendiamo il registratore e prepariamo il taccuino. Siamo pronti a planare verso laghi di zaffiro e boschi di smeraldo, preparandoci all'incontro con l'Amorino di Scanno... ma non vogliamo anticiparvi altro.
La scorsa estate, come faccio spesso, ho passato qualche giorno all'Aquila da mia sorella. Io non sono una donna di montagna, ma l'Appennino abruzzese ho imparato ad amarlo fin da bambina, grazie a un padre aquilano che ogni estate ci portava in vacanza nella sua terra tra i suoi cari. Solo lì trovo quella serenità che altrove non mi è facile trovare. Solo lì c'è il cielo più stellato che abbia mai visto. Amo l'Abruzzo per la sua natura, i suoi tesori d'arte e la sua cucina. Ma più di tutto amo il suo ricco artigianato, in particolare i gioielli dell'antica tradizione orafa.
Da anni desideravo andare a Scanno, per vedere questo paese che con il suo lago fa parte dei borghi più belli d'Italia e per comprarmi il desiderato "Amorino", che proprio lì è stato creato nel lontano 1926. Un gioiello di cui mi ero innamorata al primo sguardo e finalmente, dopo una levataccia, mi trovavo in auto con mia sorella verso quella meta tanto desiderata. Quando viaggio, con qualsiasi mezzo, amo guardare quel che mi circonda, e per quelle strade, fuori dal finestrino, vedevo un paesaggio che mi faceva sentire a casa come quando ero piccola. La strada stretta e i tornanti si susseguivano da un po', quando, ad un tratto, la vista di acque blu e di alberi verdi che vi si specchiavano, mi ha lasciata senza fiato! Un cielo più azzurro del solito completava il quadro. Mi sono girata verso mia sorella che, sorridendo della mia meraviglia, ha parcheggiato l'auto. "E' il lago di San Domenico" mi ha spiegato, "un bacino artificiale che fa parte della Riserva Naturale Regionale del lago di San Domenico e del lago Pio. L'Eremo di san Domenico ricorda la religiosità di questa zona". Devo ammettere che l'Eremo non l'avevo notato persa tra quei colori... Ci siamo incamminate sul ponte e poi per una stradina che, passando davanti alla chiesetta, ci ha portate fino ad uno spazio verde attrezzato per i picnic ed un punto di ristoro in cui si possono gustare i famosi arrosticini abruzzesi: spiedini di carne ovina.
Siamo scese fino alle rive del lago dove papere ed anatre nuotavano placide e dove ho continuato a riempirmi gli occhi e l'anima davanti a tanta meraviglia. Non è facile tradurre a parole il senso di pace, armonia e di unione con la natura provato in quei momenti. Mi sentivo appagata e felice e non desideravo altro che continuare a stare immersa in tanta bellezza. Siamo entrate nell'Eremo di San Domenico e attraverso una scala stretta e ripida siamo salite fino alla grotta scavata nella roccia dove si trova il giaciglio del Santo. Il lago di San Domenico è come una gemma preziosa incastonata tra il verde dei boschi a cui l'Eremo dona quel tocco di spiritualità che lo rende davvero unico. Una comunione perfetta tra corpo e anima, cielo e terra, natura e lavoro dell'uomo e su tutto tanta pace. Non avrei mai pensato esistesse un posto capace di farmi sentire così...
Abbiamo poi ripreso la strada ed in breve siamo arrivate a Scanno. Un borgo davvero incantevole che è riuscito a distogliere il mio pensiero dal lago di San Domenico dove avevo lasciato un "pezzetto" di cuore. Tra viuzze e scorci mozzafiato siamo arrivate all'Antico Laboratorio Orafo di Armando Di Rienzo dove, finalmente, avrei acquistato il tanto desiderato Amorino. In questo laboratorio si realizzano i gioielli tipici della tradizione abruzzese e si può ammirare un piccolo museo con gli attrezzi utilizzati in passato per crearli, oltre ad una collezione di antichi gioielli che mi hanno lasciata senza fiato. I proprietari sono gentilissimi e la visita guidata è stata davvero interessante. Quando ho scelto il mio Amorino mi è stato consegnato infilato in un cordino di seta, come da tradizione. La scelta non è stata facile perchè ce ne sono di diverse fogge: piccoli che sono solo ciondoli, grandi che sono anche spille... e come se non bastasse si possono scegliere nei diversi colori dell'oro e con pietre diverse. L'amorino è un gioiello creato nel 1926 dal comm. Armando Di Rienzo per la sua amata moglie. Come ogni gioiello dell'antica arte orafa abruzzese è anche un amuleto ricco di significati. Io ci vedo soprattutto tanto amore. La corona per dire all'amata "tu sei la regina del mio cuore", quel cuore che il piccolo cupido sta per trafiggere con la sua freccia. Ora come allora questo piccolo capolavoro è realizzato a mano da questi artisti orafi, discendenti del comm.Armando. Se passate da quelle parti vi raccomando di entrare in questo antico laboratorio anche solo per il piacere di scoprire questi gioielli ricchi di storia simboli e spiritualità.
L'antico laboratorio orafo Armando Di Rienzo si trova a Scanno in Via De Angelis n.1 e questo è il suo sito internet: https://www.armandodirienzo.com
Il tempo è passato in fretta, Lorella avrebbe molte altre cose da raccontarci, quindi fissiamo in agenda il prossimo incontro, per ascoltare un'altra storia fatta di tradizioni, artigianato, terre italiane e tanto amore per le cose belle.
- Buon viaggio dallo staff di Scelgo l'Italia -
Una breve postilla di Lorella a cui tiene particolarmente:
Io, oltre ad essere una "viaggiatrice", sono un'accanita lettrice e con molta gioia lo scorso anno ho accolto la vittoria al premio Campiello 2017 di un'autrice che amo molto: Donatella Di Pietrantonio con il suo romanzo L'Arminuta. "Porto questo premio nella mia regione, l'Abruzzo, che viene fuori da un anno orribile, che ha subito terremoti, valanghe ed incendi", ha detto visibilmente emozionata dopo la premiazione. Al collo indossava l'amorino. Come io non tolgo mai la presentosa, lei ha ricevuto il premio con l'Abruzzo nel cuore e sul petto.
Da: L'Arminuta
“… vedevo le finestre illuminarsi e, dietro, l'andirivieni delle sagome femminili affaccendate. Erano ai miei occhi le mamme normali, quelle che avevano partorito i figli e li avevano tenuti con sé (…) Nel tempo ho perso anche quell'idea confusa di normalità e oggi davvero ignoro che luogo sia una madre. Mi manca come può mancare la salute, un riparo, una certezza. E' un vuoto persistente, che conosco ma non supero. Gira la testa a guardarci dentro. Un paesaggio desolato che di notte toglie il sonno...”
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